69 anni dal giorno della liberazione dal nazifascismo.
25 aprile: omaggio ad un momento storico, testimoniato dai valori trasmessi da coloro che vissero la Resistenza, principi fondanti della nostra Repubblica.
A Trieste, la celebrazione si è svolta come sempre, nella Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio nazista in Italia.
Il civico museo della Risiera di San Sabba fu costruito nel 1898 per la pilatura del riso, e dall'ottobre del 1943 utilizzato dagli occupanti nazisti come campo di detenzione ed eliminazione, di ostaggi, partigiani e detenuti politici italiani, sloveni e croati, ed ebrei.
Nel 1944 entrò in funzione anche un forno crematorio.
Nel 1944 entrò in funzione anche un forno crematorio.
Dichiarato monumento nazionale con Decreto del Presidente della Repubblica il 15 aprile del 1965, fu ristrutturato dall'architetto Romano Boico, vincitore del concorso indetto per il restauro dal Comune di Trieste.
Il progetto poi realizzato fu inaugurato nel 1975.
Significative le parole scelte dall'architetto per motivare le sue scelte progettuali, che così descrive la sua opera : " La Risiera semi distrutta dai nazisti in fuga era squallida come l'intorno periferico. Pensai allora che questo squallore totale potesse assurgere a simbolo e monumentalizzarsi. Mi sono proposto di togliere e restituire, più che di aggiungere. Eliminati gli edifici in rovina ho perimetrato il contesto con mura cementizie alte undici metri, articolate in modo da configurare un ingresso inquietante nello stesso luogo dell'ingresso esistente. Il cortile cintato si identifica nell'intenzione, quale una basilica laica a cielo libero. L'edificio dei prigionieri è completamente svuotato e le strutture lignee portanti scarnite di quel tanto che è parso necessario. Inalterate le diciassette celle e quelle della morte. Nell'edificio centrale, al livello del cortile, il Museo della Resistenza. stringato ma vivo. Sopra il Museo, i vani per l'Associazione deportati. Nel cortile un terribile percorso in acciaio, leggermente incassato: l'impronta del forno del canale del fumo e della base del camino".
Un capolavoro.
Significative le parole scelte dall'architetto per motivare le sue scelte progettuali, che così descrive la sua opera : " La Risiera semi distrutta dai nazisti in fuga era squallida come l'intorno periferico. Pensai allora che questo squallore totale potesse assurgere a simbolo e monumentalizzarsi. Mi sono proposto di togliere e restituire, più che di aggiungere. Eliminati gli edifici in rovina ho perimetrato il contesto con mura cementizie alte undici metri, articolate in modo da configurare un ingresso inquietante nello stesso luogo dell'ingresso esistente. Il cortile cintato si identifica nell'intenzione, quale una basilica laica a cielo libero. L'edificio dei prigionieri è completamente svuotato e le strutture lignee portanti scarnite di quel tanto che è parso necessario. Inalterate le diciassette celle e quelle della morte. Nell'edificio centrale, al livello del cortile, il Museo della Resistenza. stringato ma vivo. Sopra il Museo, i vani per l'Associazione deportati. Nel cortile un terribile percorso in acciaio, leggermente incassato: l'impronta del forno del canale del fumo e della base del camino".
tratto da "Architetture Resistenti" ed. Beccogiallo |
Un capolavoro.