Quella di Pallucco è la storia dell'azienda
di Paolo Pallucco, architetto designer artista,
capace di lasciare un segno preciso del suo passaggio.
Siamo nei primi anni Ottanta, fin da subito si afferma nel panorama
internazionale per l’approccio anticonformista al
mondo del design. Progettista di chiara fama
assieme a Mirelle Rivier, ama confrontarsi con designers atipici,
creando prodotti irripetibili. Nasce con lui
il Padiglione Sfilate alla Fiera di Milano (quella che non c'è più)
un paradiso o un inferno chissà, dove potevamo immergerci
nel suo mondo, un po' appartati dalle banalità di tanta produzione.
Indimenticabile, audace e geniale negli allestimenti del mattatoio abbandonato
in occasione dei Saloni del Mobile di Milano (1987, 1988, 1989),
dove veniva offerta solo birra e tequila da giovani in maniche di camicia
super tatuati, e i suoi pezzi erano adagiati su una distesa di fiori;
lampada Fortuny foto Lindbergh |
per curare l’immagine dei primi cataloghi,
e Rei Kawakubo, la fondatrice del
marchio Comme des Garçons, disegna per
l’azienda una serie di tavoli e sedute.
E poi John Hejduk e Shiro Kuramata
Le prime collezione sono ricche di suggestioni
e rimandi culturali: accanto alla produzione di
oggetti concettuali dal forte contenuto estetico,
si affianca la riedizione di alcuni pezzi storici
firmati dai grandi maestri del razionalismo
italiano degli anni venti e trenta. È tuttora icona
inconfondibile dell’azienda la lampada Fortuny:
progettata nei primi del Novecento dall’eclettico
e visionario Mariano Fortuny, è oggi tra i
primi posti nell’antologia dei classici del design
pubblicata da Phaidon.
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