sabato 29 giugno 2013

Margherita Hack : ci lascia la signora delle stelle

" Io non credo nell'aldilà, ho sempre pensato solo all' aldiquà.
Credo che quando sarò morta le mie particelle, le mie molecole, svolazzeranno per l'atmosfera terrestre..."  
Atea convinta, prima donna a dirigere un Osservatorio Astronomico in Italia, quello di Trieste, nota per le sue ricerche ma anche per le sue posizioni politiche. 
Margherita Hack, grande donna dell'astrofisica mondiale che ha attraversato il '900 , è morta all'età di 91 anni, la notte scorsa, a Trieste, sua città d'adozione, all'Ospedale di Cattinara. 


venerdì 28 giugno 2013

Design a punto croce

Il motto della edizione di Maison et Object del 2010: " convivenza: abituarsi ad essa" .
Si immaginava che oggi e negli anni a venire, la casa guarderà verso la solidarietà, e gli ambienti domestici avranno un tocco più umano.
E la importante expo di Parigi di previsioni se ne intende.
L' umanità è tornata in voga e pensa alla natura, non come ritorno al primitivo ma con nuove tecnologie per conciliare urbanizzazione e natura. 
 ...sono finiti i giorni del ciascuno per sè, dice  la cacciatrice di tendenze Elizabeth Leriche che ha curato una delle tre vetrine proposte, quella della Transcultures ( 'la cooperativa' e 'l'ibrido' le altre ). Lei vede nell'arricchimento delle pratiche degli altri, la nascita di una nuova estetica transculturale, per degli oggetti unici capaci di raccontare la propria storia. 
I colori sono generosi e sinceri, per degli interni mescolati, incrociati. 
Incrociato come il filo che si mescola alla creazione, e riprende delle tecniche tradizionali, legate alle applicazioni tecniche femminili, che ci riportano al senso della vita comune.
Vendono esposti i lavori di Charlotte Lancelot designer che pensa all'ecologia, all'estetica, al recupero di vecchie tecniche perdute. 
Charlotte Lancelot, nata a Bruxelles nel 1980, dal 2007 docente di design presso l' Istituto di Design di Interni di St. Luc, , la cui opera è caratterizzata da una sorta di attaccamento emotivo agli oggetti che la circondano, collabora con diverse aziende del settore ed entra nella famiglia Gandia Blasco con il nuovo brand Gan-Rugs disegnando una collezione di tappeti e non solo, che riprende la tradizione del punto croce.


Charlotte Lancelot a Transculture 2010 Maison&Object 



E' la creazione Canevas composta da tappeti, pouff modulari e cuscini , realizzati in feltro e pura lana, che ci restituiscono la memoria dei lavori manuali, il senso della dedizione, che abbraccia un pensiero transraziale, transgenerazionale e transculturale, dove la condivisione delle differenze arricchisce la creazione.






mercoledì 26 giugno 2013

Outdor Competition Design Contest

Estate, vita all'aperto, e buon design: uguale Gandia Blasco
La storia dell'azienda di Valencia potremmo sintetizzarla così: 
72 anni di storia, 75 dipendenti, 15 showrooms e 20 designers, 14 premi, presente in 74 Paesi, in 5 continenti
Gandia Blasco investe nel talento e nella freschezza delle idee dei giovani progettisti. Tra i progetti entrati in collezione Textile di Ana Llobet, un progetto ispirato al mondo della moda dalla quale ha preso la tecnica utilizzata per l'unione dei pezzi che compongono gli oggetti, 
simulando la cucitura degli indumenti. Così crea grande flessibilità di adattamento a tutte le persone (come per i capi di moda) ottenendo sedute ergonomiche e fortemente caratterizzate. 
E i prossimi giovani li scoveranno con l'ottavo concorso Outdor Competition design Contest aperto ai creativi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, che entro il 25 luglio che sono invitati a presentare un nuovo progetto per un tavolo allungabile da esterni. La giuria che si riunirà per valutare i progetti sarà composta da professionisti del mondo del design e del mobile, in particolare quest'anno includerà: José A. Gandia Blasco (presidente Gandia Blasco), Vincente Todoli (ex direttore e Art Consultant Tate Modern Gallery London), Rafael Aranda (architetto), Oliva Arauna (gallerista), e Sandra Tarruella (interior designer).










lunedì 24 giugno 2013

24 giugno: Festa dell' Architetto"

Oggi si tiene la manifestazione nazionale "Festa dell'architetto - 24 giugno" , istituita dal Consiglio Nazionale architetti PPC, in occasione della ricorrenza del 90° anniversario della Legge 1395 a tutela del titolo e dell' esercizio professionale degli architetti, approvata il 24 giugno 1923 all'ultimo Parlamento liberale del Regno d'Italia.
Vari gli eventi organizzati dagli Ordini di tutta Italia, per promuovere la figura professionale e il ruolo culturale dell'architetto. 
Anche l'Ordine di Trieste ha contribuito patrocinando la manifestazione "Guilty Landscapes" rassegna di film documentari d'architettura, che si concluderà con la proiezione dell' 2 luglio di "Temporary 8th" regia ZimmerFrei del 2012 curata dall'associazione culturale Mimexity.
Alla Stazione Rogers organizzata dall'associazione culturale Stazione Rogers , con A.I.D.I.A., 
sì è svolta una pomeridiana conversazione sull'architettura dal titolo: Dalla cucina alla città.
Parafrasando lo slogan coniato da Ernesto Nathan Rogers architetto nato a Trieste " dal cucchiaio alla città"  ( nonchè padre della micro architettura intelligentemente preservata - una vecchia stazione per il rifornimento di carburante) , hanno proposto un percorso che attraverso  le opere di tre grandi e longeve donne architetto, che hanno vissuto il '900, vuole essere un omaggio alle pioniere ed uno sguardo all'architettura al femminile, come valore aggiunto all'idea e al progetto architettonico, attraverso un processo creativo di sensibilità e dedizione.
Ecco le vere protagoniste: Margarete Schutte-Lihotky la progettista della 'cucina di Francoforte' premiata con un premio Ikea e molto di più , la goriziana Elvira Luisa Morassi (prima donna entrata al in un Club Rotary accompagnata dal fraterno amico Portaluppi, che partecipa alla Va Triennale milanese, la prima in Corso Sempione su invito di Giò Ponti con il quale collaborava) e Charlotte Perriand che sa ancora trasmetterci con le sue immagini e con i suoi oggetti e la sua storia, quell' ottimismo e quel coraggio di cui l' architettura ha bisogno. 
Nella sua foto a schiena nuda: solo libertà e natura, energia, per lei che come narra, in montagna veniva scambiata per un ragazzo e non se ne aveva a male!











venerdì 14 giugno 2013

HOME disegno Campo&Graffi

La domanda è: di chi è questa sedia?
... e questa è la storia.


Claudia Panicali e Alberto Sordi
alla mostra di Pollock

Una giovane donna figlia dell'ingegner Carlo Panicali di Montalto, arriva a Torino nel 1954 sposa diciottenne di Silvio Rava, e li nascono due figli maschi. Frequenta la Torino 'bene' ma è affascinata dal mondo dell'arte, conosce Spazzapan e Moreni.
Vendere opere d'arte sarà per lei la via verso la libertà: si separa e lascia Torino nel 1956.
Inizia a lavorare a Roma in un centro di sperimentazione di design chiamato HOME, collaborando con architetti e designers (Albini, Gardella, Sarfatti) a Milano e (Campo e Graffi) a Roma, stringendo con loro rapporti di sincera amicizia. 
Dopo questa parentesi di design, la vita della Panicali diviene ed è ancora oggi dedicata all'arte: più di quattro significative gallerie d'arte (Roma , Londra, New York) una mercante anomala, non influenzabile da nomi e prezzi, uno sguardo capace di osservare l'arte con gli occhi di un'artista. Sposerà nel 1972 l'artista Carlo Battaglia recentemente scomparso. 




I Progettisti? Franco Campo e Carlo Graffi architetti compagni di università, allievi di Carlo Mollino, con il quale collaborano a vari progetti (anche per l'ENI di Mattei), che fondano nel 1956 la Home a Torino, una fabbrica per la produzione di mobili in scala industriale.  
Nei prestigiosi negozi aperti a Roma, Torino e Genova, vendono arredi dal design rigoroso principalmente realizzati in teak e metallo nero. 
La produzione ha un notevole successo e viene recensita su molte importanti riviste del settore dell'epoca. 
Home, la storia di un incontro fertile di architettura arte design e produzione.
La sedia: in teak verniciato opaco e gambe in metallo nero, prodotta nel 1959, dim. 71x39x47, 
Bibliografia: La rivista dell'arredamento n° 71 novembre 1960 pag. 22


lunedì 10 giugno 2013

COMPASSO D’ORO A IGNOTI

La redazione di AutreVIEW mi ha festeggiata oggi con l'uscita del primo articolo, scritto per la loro rubrica di arte e design. Ancora grazie a tutto il creativo ed affiatato gruppo...

"Compasso D'Oro a Ignoti"



Su Ottagono n° 27 del 1972 e Abitare n° 545 del 1975  Bruno Munari, pubblica una ricerca di oggetti ben progettati e ben venduti anche se non firmati, sono i: Compassi d’Oro a Ignoti.
L’ intelligenza e lo spirito giocoso del maestro, si fondono in questo ‘premio inventato’, per dare dignità ad oggetti di cui non si sa nemmeno il nome del designer.
Ho pensato di iniziare a parlare di design partendo da loro. Archetipi del buon design, quello progettato per resistere nel tempo, lontano dalla crisi dello styling che crea o segue le mode durando solo il tempo di una stagione o ancor meno. Quel design che dovrebbe tendere all’essenzialità togliendo sovrastrutture e fondendo le funzioni. Quel design che può essere per sempre, innovativo, semplificato, comprensibile e magari utile, certamente estetico e definito in ogni dettaglio, possibilmente per una buona ragione.
Le mode, le tendenze servono ma è il buon design a resistere, tant’è che alcuni di questi oggetti oggi possono risultare fuori moda, ma per le loro qualità progettuali resistono tutt’ora sul mercato.
Lo scopo di questa raccolta , come diceva Munari, era quello di ridare alla gente il senso dei giusti valori dei prodotti, che magari non consideriamo o diamo per scontati a causa del loro uso ripetuto e continuativo. Vico Magistretti amava dire: “guardate le cose banali con occhi insoliti”.


Allora ecco le descrizioni di alcuni pezzi della collezione tratti dalle due pubblicazioni:
La sedia a sdraio da spiaggia: costruita il legno e tela, per stare seduti o sdraiati in varie posizioni, montabile e smontabile senza viti o incastri, la tela è sfilabile per il lavaggio, spessore da chiusa 4 centimetri;
La Mezzaluna: è un coltello curvo con due manici, senza motore, silenzioso e pratico da usare e pulire, funzionale senza meccanismi;
La borsa della spesa: oggetto praticissimo e di grandissima diffusione e basso costo. I manici sono ritagliati con un solo colpo di trancia, sono situati dove il foglio di plastica è quadruplo, per assicurare grande tenuta allo sforzo senza rompersi;
Il Leggio da orchestrale: costruito in metallo completamente snodato, riducibile al minimo ingombro e perfettamente stabile perché si sa tre piedi poggiano sempre a terra , quattro possono traballare.
Il lucchetto per serrande (che doveva piacergli particolarmente) e la clip metallica, la puntina da disegno …
La lampada da cantiere: in gomma e metallo, può stare in diverse posizioni ed appendibile tramite gancio, la gabbia metallica è dotata di una schermatura per proteggere dall’abbagliamento;
e voi ne conoscerete e ne potrete aggiungere degli altri.
Come nei giochi visivi di Bruno Munari, cercare di cogliere il valore ed il significato di forme e colori, è un processo che significa oggi ancora di più, data l'enorme quantità di sollecitazioni visive a cui siamo sottoposti, usare la percezione visiva come componente determinante del pensiero, della logica e del giudizio critico.
Per parlare di design ho voluto iniziare da lui perché mi ricorda la mia infanzia e i giochi con cui sono cresciuta, perché sono costantemente stimolata e alla ricerca di leggere le linee e i principi che compongono gli oggetti e non solo, perché i suoi anni erano quelli dell’inizio della storia del design italiano ed io l’ho vissuta con la mia famiglia che di questo si è occupata dalla fine degli anni 50; perché credo che per guardare avanti bisogna conoscere quello che già è stato fatto; perché quando mi stavo laureando in architettura Munari venne nella mia città, a Trieste ed io lo incontrai, parlai con lui ed è un ricordo prezioso che ancora conservo, perché il mio maestro dell’Università Gaddo Morpurgo nel 1992 lo invitò a tenere delle lezioni ora patrimonio di tutti . Perché lo spirito che trasmette è la gioia, la curiosità, la ricchezza che mi piace cercare nel progetto.





Compasso D’Oro ADI
Il Compassod’Oro ADI è il più antico e importante premio mondiale di design. Fu istituito nel 1954 su idea di Giò Ponti e organizzato per anni dai grandi magazzini La Rinascente, per mettere in risalto il valore e la qualità dei prodotti del design italiano, allora i suoi albori.
Dal 1964 passò all’ADI che cura la sua organizzazione nei principi di imparzialità e integrità.
Sono quasi 300 i progetti premiati in più di cinquant’anni, con circa 2000 selezionati con la Menzione d’Onore. Sono raccolti e custoditi nella Collezione Storica del Premio Compasso D’Oro ADI, affidata alla Fondazione costituita nel 2001.
Gio’ Ponti: architetto nato a Milano nel 1891, fonda nel 1928 la rivista Domus. Dal ’36 al ’61 insegna al Politecnico di Milano. Nel 1941 lascia la direzione di Domus e fonda Stile che dirigerà dal ’47. Nel 1948 ritorna a Domus che dirigerà sino alla fine della sua vita, avvenuta a Milano nel 1979. Eccellenza italiana senza confini: dall’architettura simbolo di Milano (il grattacielo Pirelli) alle scene e costumi per La Scala, agli interni navali, alle ceramiche ed i suoi tessuti, precursore eclettico inventore e comunicatore dell’industrial design.
Bruno Munari: uno dei più grandi artisti e designer del XX secolo. Milanese (1907-1999) per la complessità delle sue opere sfugge ad ogni definizione, anche se ritenuto un grande protagonista dell’arte programmata e cinetica. Designer premiato con ben tre Compassi D’Oro, progetta oggetti e arredi soprattutto per Danese (ricordiamo Abitacolo e la Lampada Falkland), allestimenti, e grafica e tanta attività editoriale. Attratto dal mondo infantile, finirà per mettere a punto un metodo didattico usato a tutte le latitudini, che sintetizziamo con: dire come fare e non cosa fare, teso a sviluppare la creatività artistica dei bambini. Un grande, curioso, positivo comunicatore.