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sabato 12 marzo 2016

la decrescita del design

Decrescita, sviluppo a crescita zero, riqualificazione dell'esistente: presupposti fondamentali per la nuova edilizia urbana che sembrano interessare anche il nostro vissuto domestico.
E' una presenza trasversale, che rilancia il mercato del vintage, e quello del riuso e della reinterpretazione degli oggetti dei decenni passati. 

Ma può essere il tempo a migliorare il valore di un oggetto? 
Che cos'è il buon design?
Stavo pensando a cosa diceva Bruno Munari... 

Dovendo dare una definizione di design userei la sua.
Munari diceva che il designer produce fondamentalmente per il tempo lungo e che il design dovrebbe tendere all’essenzialità togliendo le sovrastrutture e fondendo le funzioni, a differenza dello styling che segue le mode e dura il tempo di una stagione o ancor meno.
 E' quindi il buon design che è per sempre, utile, innovativo, preferibilmente comprensibile, certamente estetico e definito in ogni dettaglio (concetti espressi da Dieter Rams nelle sue ’10 regole per il buon design’ del 1980) con la minor progettazione possibile.
“Less but better” (D. Rams),  “Less is more” e “God is in the details” (L. Mies van der Rohe), “ Dal cucchiaio alla città” (E.N. Rogers).

Quindi all'imperante politica dell'usa e getta ("Usa e getta- le follie dell'obsolescenza programmata"  di Serge Latouche per Bollati Boringhieri), solo la qualità è destinata a sopravvivere. 
La qualità è per sempre.


Snow White’s Coffin (“bara di Biancaneve”) Dieter Rams  Braun SK4, 
1958. Museu de les Arts Decoratives de Barcelona-DHUB

domenica 1 settembre 2013

un mondo a colori


Nel salone di casa, il bianco e nero è vivido, sono seduta sulla poltroncina in vetroresina mod. 2015, disegnata da W.Pabst per Wilkhahn, azzurro carico su base bianca, prodotta dal 1961 al ’68, la libreria in teak era montata sulla parete dipinta di color turchese che rimandava alle due poltrone rivestite in blu puntinato con l’iconico tessuto Kvadrat Hallingdal 65 ancora in produzione, e il divano moderno, aggettivo più che mai appropriato, della stessa serie era marrone scuro. Tavolini e riviste, il giradischi-radio di Dieter Rams bianco e legno per Atelier Braun, ( e il vaso da fiori bianco verde e nero di Poltronova completa questo spaccato domestico...) 
Il design è vita, memoria, l’arredamento delle stanze segna un’epoca e ci svela qualcosa dei suoi abitanti…
Come in un gioco di Munari, ho cercato da sempre di cogliere il valore ed il significato di forme e colori, processo che significa oggi ancora di più, data l'enorme quantità di sollecitazioni visive a cui siamo sottoposti, usare la percezione visiva come componente determinante del pensiero, della logica e del giudizio critico.
Il colore ha grande importanza sull’oggetto. Le prime Lambrette erano grigie, un colore che per nulla si legava all’idea della velocità, poco accattivanti ma era il colore che costava meno! 
Come ci ricorda il maestro Munari. Il colore non è mai una scelta a caso!
Ne sa qualcosa Vitra che ha esplorato a fondo questo tema anche con la collaborazione di Hella Jongerius, e l'uscita della nuova biblioteca colori. Colori e superfici sono fondamentali per l’effetto di un prodotto, sia per l’impatto emozionale che può influenzare la prima impressione su di esso che per un effetto duraturo. L’idea che basti un po’ di intuizione artistica è molto diffusa, e la loro selezione è spesso considerata inferiore per importanza alle decisioni costruttive e di progetto.
Se poi non diciamo che basta il buon gusto femminile: in ogni caso la femmina giusta è arrivata.
Hella una dei fondatori del gruppo olandese dei Droog design, il suo design si dice basato sugli opposti: alta e bassa tecnologia, produzione e artigianalità, insieme. L’elogio alle imperfezioni, che possono creare un’aspetto di individualità negli oggetti di serie. Hella ha applicato le sue teorie sui colori sulle ceramiche e i suoi tessuti e mobili.
La presentazione dei prodotti 2013 di Vitra, propone delle riedizioni di Ray e Charles Eames, Jean Prouvé e George Nelson : i colori selezionati fanno riferimento alle versioni storiche ed ai concetti di colore dei designer in quell’epoca, ma sviluppano il loro look in chiave ulteriormente contemporanea, ne esce un quadro perfetto per poter accendere i nostri interni domestici e non solo



Walter Pabst per Wilkhahn
Dieter Rams e Braun Design History
Finestre di approfondimento:
Hallingdal65: Tessuto prodotto da Kvadrat fu progettato nel 1965 da Nanna Ditzel, e sin dall’inizio famoso per la sua robustezza e l’ampia paletta colori. Oggi a distanza di più di 45 anni è uno dei best sellers di Kvadrat e ha guadagnato il suo posto come classico del design. Per celebrare la sua longevità è nata una mostra… http://hallingdal65.kvadrat.dk/about

Dieter Rams : ( 20 maggio 1932 Wiesbaden, Germania ). “ Less but better “ il suo motto. Nei suoi progetti per Braun sviluppati tra gli anni ‘50 e ’60 ci sono tutti gli indizi per i prodotti Apple di ieri oggi e domani

Hella Jongerius : http://www.jongeriuslab.com/






 

gabriella dorligo per www.autreview.com





           
                                                                                                                                                       





lunedì 10 giugno 2013

COMPASSO D’ORO A IGNOTI

La redazione di AutreVIEW mi ha festeggiata oggi con l'uscita del primo articolo, scritto per la loro rubrica di arte e design. Ancora grazie a tutto il creativo ed affiatato gruppo...

"Compasso D'Oro a Ignoti"



Su Ottagono n° 27 del 1972 e Abitare n° 545 del 1975  Bruno Munari, pubblica una ricerca di oggetti ben progettati e ben venduti anche se non firmati, sono i: Compassi d’Oro a Ignoti.
L’ intelligenza e lo spirito giocoso del maestro, si fondono in questo ‘premio inventato’, per dare dignità ad oggetti di cui non si sa nemmeno il nome del designer.
Ho pensato di iniziare a parlare di design partendo da loro. Archetipi del buon design, quello progettato per resistere nel tempo, lontano dalla crisi dello styling che crea o segue le mode durando solo il tempo di una stagione o ancor meno. Quel design che dovrebbe tendere all’essenzialità togliendo sovrastrutture e fondendo le funzioni. Quel design che può essere per sempre, innovativo, semplificato, comprensibile e magari utile, certamente estetico e definito in ogni dettaglio, possibilmente per una buona ragione.
Le mode, le tendenze servono ma è il buon design a resistere, tant’è che alcuni di questi oggetti oggi possono risultare fuori moda, ma per le loro qualità progettuali resistono tutt’ora sul mercato.
Lo scopo di questa raccolta , come diceva Munari, era quello di ridare alla gente il senso dei giusti valori dei prodotti, che magari non consideriamo o diamo per scontati a causa del loro uso ripetuto e continuativo. Vico Magistretti amava dire: “guardate le cose banali con occhi insoliti”.


Allora ecco le descrizioni di alcuni pezzi della collezione tratti dalle due pubblicazioni:
La sedia a sdraio da spiaggia: costruita il legno e tela, per stare seduti o sdraiati in varie posizioni, montabile e smontabile senza viti o incastri, la tela è sfilabile per il lavaggio, spessore da chiusa 4 centimetri;
La Mezzaluna: è un coltello curvo con due manici, senza motore, silenzioso e pratico da usare e pulire, funzionale senza meccanismi;
La borsa della spesa: oggetto praticissimo e di grandissima diffusione e basso costo. I manici sono ritagliati con un solo colpo di trancia, sono situati dove il foglio di plastica è quadruplo, per assicurare grande tenuta allo sforzo senza rompersi;
Il Leggio da orchestrale: costruito in metallo completamente snodato, riducibile al minimo ingombro e perfettamente stabile perché si sa tre piedi poggiano sempre a terra , quattro possono traballare.
Il lucchetto per serrande (che doveva piacergli particolarmente) e la clip metallica, la puntina da disegno …
La lampada da cantiere: in gomma e metallo, può stare in diverse posizioni ed appendibile tramite gancio, la gabbia metallica è dotata di una schermatura per proteggere dall’abbagliamento;
e voi ne conoscerete e ne potrete aggiungere degli altri.
Come nei giochi visivi di Bruno Munari, cercare di cogliere il valore ed il significato di forme e colori, è un processo che significa oggi ancora di più, data l'enorme quantità di sollecitazioni visive a cui siamo sottoposti, usare la percezione visiva come componente determinante del pensiero, della logica e del giudizio critico.
Per parlare di design ho voluto iniziare da lui perché mi ricorda la mia infanzia e i giochi con cui sono cresciuta, perché sono costantemente stimolata e alla ricerca di leggere le linee e i principi che compongono gli oggetti e non solo, perché i suoi anni erano quelli dell’inizio della storia del design italiano ed io l’ho vissuta con la mia famiglia che di questo si è occupata dalla fine degli anni 50; perché credo che per guardare avanti bisogna conoscere quello che già è stato fatto; perché quando mi stavo laureando in architettura Munari venne nella mia città, a Trieste ed io lo incontrai, parlai con lui ed è un ricordo prezioso che ancora conservo, perché il mio maestro dell’Università Gaddo Morpurgo nel 1992 lo invitò a tenere delle lezioni ora patrimonio di tutti . Perché lo spirito che trasmette è la gioia, la curiosità, la ricchezza che mi piace cercare nel progetto.





Compasso D’Oro ADI
Il Compassod’Oro ADI è il più antico e importante premio mondiale di design. Fu istituito nel 1954 su idea di Giò Ponti e organizzato per anni dai grandi magazzini La Rinascente, per mettere in risalto il valore e la qualità dei prodotti del design italiano, allora i suoi albori.
Dal 1964 passò all’ADI che cura la sua organizzazione nei principi di imparzialità e integrità.
Sono quasi 300 i progetti premiati in più di cinquant’anni, con circa 2000 selezionati con la Menzione d’Onore. Sono raccolti e custoditi nella Collezione Storica del Premio Compasso D’Oro ADI, affidata alla Fondazione costituita nel 2001.
Gio’ Ponti: architetto nato a Milano nel 1891, fonda nel 1928 la rivista Domus. Dal ’36 al ’61 insegna al Politecnico di Milano. Nel 1941 lascia la direzione di Domus e fonda Stile che dirigerà dal ’47. Nel 1948 ritorna a Domus che dirigerà sino alla fine della sua vita, avvenuta a Milano nel 1979. Eccellenza italiana senza confini: dall’architettura simbolo di Milano (il grattacielo Pirelli) alle scene e costumi per La Scala, agli interni navali, alle ceramiche ed i suoi tessuti, precursore eclettico inventore e comunicatore dell’industrial design.
Bruno Munari: uno dei più grandi artisti e designer del XX secolo. Milanese (1907-1999) per la complessità delle sue opere sfugge ad ogni definizione, anche se ritenuto un grande protagonista dell’arte programmata e cinetica. Designer premiato con ben tre Compassi D’Oro, progetta oggetti e arredi soprattutto per Danese (ricordiamo Abitacolo e la Lampada Falkland), allestimenti, e grafica e tanta attività editoriale. Attratto dal mondo infantile, finirà per mettere a punto un metodo didattico usato a tutte le latitudini, che sintetizziamo con: dire come fare e non cosa fare, teso a sviluppare la creatività artistica dei bambini. Un grande, curioso, positivo comunicatore.

venerdì 31 maggio 2013

blogNotes: Bruno Munari

" Quando qualcuno dice "questo lo so fare anch'io", 
vuol dire che lo sa rifare, 
altrimenti lo avrebbe già fatto prima."

Bruno Munari (Milano 1907- 1998)

Bruno Munari e Ettore Sottsass






venerdì 18 gennaio 2013

"La scultura da viaggio" di Munari

Tra gli anni 50 e 60 un imprenditore innovativo quale Bruno Danese, collabora intensamente con Munari dando vita ad una notevole quantità di oggetti che stanno a metà strada tra la produzione industriale e l'opera d'arte. 
Un esempio della ricerca di Munari sull'arte moltiplicata è " la scultura da viaggio". Si nega l'unicità dell'opera d'arte, ripetendo serialmente il 'gesto creativo'.
" La scultura da viaggio" prodotta in cartone in 1000 esemplari e venduta a 1000 lire italiane, nell'intenzione era un'opera trasportabile e fruibile anche in quegli spazi anonimi che talvolta dobbiamo frequentare, per " avere con sè, o per portare in una camera anonima d'albergo, un elemento della propria cultura" come diceva lui stesso.
Ne esistono varie serie: una di 10 pezzi realizzata in legno di pero, altre in metallo , altre in plastica; una serie di 100 pezzi in cartone colorato verde e rosso Munari le aveva spedite per via aerea agli amici, ed altre. Le prime sculture pieghevoli poi sculture da viaggio erano nate dalla voglia dell'artista di creare dei biglietti augurali per Natale, semplicemente!







blogNotes: Bruno Munari

"Il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire" ...
Bruno Munari

Bruno Munari Le Macchine inutili

giovedì 17 gennaio 2013

blogNotes: Bruno Munari

" Qual'è il punto di contatto tra arte e design?
e Munari ridendo rispose: E se non ci fosse?!"...
Bruno Munari 


sabato 1 dicembre 2012

Trieste immagina per due giorni

Il Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, sfumata per ora la possibilità di inserirci la Biblioteca Civica di pubblico interesse e non confermata la grande Mostra su San Pietroburgo, 
viene strappato dallo stato di suggestivo contenitore vuoto, e riusato per l' evento che si tiene il 1° e domenica 2 dicembre " Trieste immagina. Bauhaus dei giovani: giocare con l'arte nell'era post munariana" , una due giorni di incontri promossa tra l'altro dal Gruppo Immagine.
Con la pertecipazione di artisti come Michelangelo Pistoletto e Riccardo Dalisi, si parlerà di arte motore di sviluppo di coscienza culturale e sociale, e si terranno laboratori per scolaresche.
In calendario l'evento collaterale DAC (Denominazione_Artistica_Condivisa Artist vs Producers) momento dialettico tra artisti come sponsor di idee e imprenditori per la promozione di nuovi modelli d'impresa.


domenica 28 ottobre 2012

Bruno Munari: Trieste 28 ottobre 1987

... non riuscivo a staccare lo sguardo, mentre lui con la semplicità dei grandi stava svolgendo un laboratorio 'giocare con l'arte' proprio nella mia città, Trieste. L'incontro con un mito, che ha sciolto ogni mio imbarazzo perchè è naturale: conoscere, capire, comunicare. 



alcuni momenti dell'intervista:
Sto seguendo alla Facoltà di Architettura di Venezia, un corso di disegno e comunicazione visiva*: da noi non c'è design. Ci sono delle problematiche ad essere designers oggi, cosa manca alla comunicazione del settore?
"Si può dire che non manca niente, in certi settori della produzione c'è una super produzione, ad esempio nelle sedie ci sono 100milioni di sedie, anche perchè ogni architetto vuole disegnare la sua sedia. Ma in realtà il problema non è quello, il problema è quello della riduzione dello spazio, e di fare degli oggetti non tanto artistici ma pratici. Per esempio negli spazi minimi, dato che oggi i costi degli appartamenti sono altissimi, quindi uno deve avere uno spazio minimo che non sia ingombrato da mobili inutili soltanto decorativi, per cui per questa funzione tutti quei mobili che possono contenere il massimo nel minimo spazio sono preferiti, se poi hanno anche un costo giusto va benissimo. Per esempio non so se conosce i mobili che ho disegnato per Robots, i Vademecum, librerie girevoli e spostabili su base quadrata 30x30. Quelli portano 50 libri per ogni piano, sono a 4 ripiani quindi in uno spazio minimo ci stanno 200 libri. Questa è una utilizzazione massima dello spazio che mi lascia libero il resto dell'ambiente per quello che io voglio fare."
....Troppi prodotti con differenze minime, evitare le mode... allora in quale direzione secondo lei deve andare la ricerca?
"La ricerca deve risolvere i problemi più difficili, non quelli più semplici. Perchè in fondo i problemi che hanno una impostazione artistica vanno sempre bene, nel mondo dell'arte se uno dice 'io la vedo così' non si può dirgli di no."
Esiste però un fenomeno da prendere in considerazione che è legato all'arte, ai prototipi o pezzi unici di oggetti d'arredamento o ai pezzi storici di design: le aste di modernariato...
"Però il modernariato ha bisogno di tempo per diventarlo. Non dobbiamo 'santificare' oggetti anche di ieri."
Analisi, strategie comunicative, mostre del mobile, quali pensa siano le motivazioni all'acquisto?
"Comunque il settore è confuso, tanti tendono al massimo quadagno, cose inutilmente preziose se ne vendono in quantità, anche perchè c'è gente che ci tiene a far vedere che può spendere tanto." ....
Lei ha grandi soddisfazioni nel lavorare per e con i bambini
"Sì perchè sono veri, con loro non si può barare,"
E si vede che lei li attrae in modo incredibile
"Il piacere è reciproco, mi danno una grande gioia."
intervista di Gabriella Dorligo

A Trieste il 27 ottobre del 1987 inaugurò e seguì negli anni successivi l'attività dell'associazione Gruppo Immagine
*corso di disegno e comunicazione visiva prof. Gaddo Morpurgo, che nel 1992 portò Munari allo IUAV per tenervi una lezione disponibile in video.

giovedì 25 ottobre 2012

sit and more: Bruno Munari

Sedia Singer (1945) di Bruno Munari rispecchia la sua visione unitaria di arte e design.
Detta anche 'sedia per visite brevissime', è un oggetto d'arte a forma di sedia. Realizzata in legno di noce naturale lucidato a cera con intarsi, con sedile in alluminio anodizzato. Rieditato da Zanotta in serie limitate di esemplari, ogni serie è caratterizzata dal diverso colore del sedile.





mercoledì 24 ottobre 2012

24 ottobre 1907 nasce Bruno Munari

Bruno Munari è nato a Milano il 24 ottobre 1907. 
E' stato uno dei maggiori esponenti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo.
Legato in modo particolare alla figura della creatività e del gioco.



"...La semplicità è complicata.
La semplificazione è segno dell'intelligenza,
un antico detto cinese dice :
quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte."

Bruno Munari è morto nel 1998.

mercoledì 5 settembre 2012

"Il lusso non è un problema di design"


Il lusso è la manifestazione della ricchezza incivile
che vuole impressionare chi è rimasto povero.
Il lusso è il trionfo dell'apparenza sulla sostanza.
Il lusso è l'uso sbagliato di materiali costosi
che non migliora le funzioni.

Il lusso non è un problema di design.

Bruno Munari



Bruno Munari

per avere di più dovremo accontentarci ad avere di meno...evitando di sprecare, di inquinare, di riempire le nostre case di cose inutili...
è insomma la crisi capace di spazzare via questa corsa al consumo di bassa qualità (tanto e basta) e di ritornare ad un morigerato buon gusto ? siamo pronti ad essere appagati da un minimalismo cosciente o è l'opulenza e l'abbondanza a rassicurarci?

E' proprio nella selezione a nella riduzione che possiamo apprezzare le qualità
Abbiamo bisogno di pulizia.  Parola d'ordine sobrietà che diventa eleganza stile...
ed è nella riduzione che diventa insostituibile il lavoro di un professionista, per scegliere solo il necessario e farlo al meglio, anche con poco ma di qualità.



sabato 23 giugno 2012

Tutta colpa di Bruno Munari e non solo...

salve, come altro sarei potuta diventare...
Giochi visivi ed. Danese di Bruno Munari coll. Gabriella Dorligo
Ecco uno dei miei giochi preferiti di quando ero bambina: i giochi visivi di Bruno Munari edizioni Danese , 
stimoli creativi per cercare un libero rapporto tra le immagini, per cogliere valore e significato di forme e colori. 
Vista la innumerevole quantità di informazioni visive a cui siamo sottoposti, la percezione visiva è sempre più una componente determinante della formazione del pensiero, della logica, del giudizio critico..
Io vedo design dappertutto!